Da un errore informatico alle installazioni multimediali

Non è una novità sentir dire che l’informatica venga utilizzata nel mondo musicale, infatti, negli anni ‘90 del secolo scorso è nato un vero e proprio genere di musica elettronica che utilizza il cosiddetto “glitch”, ovvero un suono che nell’informatica indica un errore. L’utilizzo di tutti questi suoni (ovvero “errori”) non convenzionali in modo ritmico ha dato origine alla “glitch music”.

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Stridii di connessioni fax, rumori di fonti radio, segnali prodotti da un computer o da codici Morse sono alla base della musica composta dal musicista giapponese Ryoji Ikeda ( vimeo.com ). Ma l’artista si spinge oltre, ponendo l’accento sull’unione tra il mezzo sonoro, visivo e performativo, trasformando le sue performances in vere e proprie installazioni multimediali. Le sue ricerche si basano su veri e propri studi sul rapporto tra i suoni digitali e la loro traduzione in forma di dati, con l’intento di creare una matematica del suono attraverso un calcolo in grado di elaborare gli algoritmi in rappresentazioni visive e sonore. Il suo lavoro è accompagnato da installazioni video composte da grafiche che ricordano il malfunzionamento dei monitor e di interferenze.

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Da un errore informatico alle installazioni multimediali - foto 3

La ricerca di Ikeda ci consente di vedere il mondo in modo diverso e di comprendere i diversi strati dell’universo, in particolare l’incontro tra arti e scienze. Per essere pienamente apprezzate le sue opere, più che descritte, vanno viste, ascoltate e vissute dal vivo.