“Commesso Fiorentino”: da semplice pietra ad oggetto d’arte

Tra il XVI e il XVII secolo, Firenze è uno dei centri più in voga per la lavorazione di marmi e di pietre e, infatti, la famiglia de’ Medici istituisce nel 1588 l’Opificio delle Pietre Dure, ancora oggi esistente e specializzato nella produzione di intarsi raffinati, noti come «commessi fiorentini» o «mosaici fiorentini». Le opere realizzate in questa maniera hanno lo scopo di abbellire le residenze della famiglia medicea e di creare doni con fini diplomatici da inviare ad altre corti italiane ed europee.

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Come si realizza questa tecnica? È una tecnica decorativa, ripresa dall’arte dei mosaici romani, che consiste nel comporre disegni e decorazioni per muri e pavimenti utilizzando marmi intagliati e accostati ad intarsio. Nel «commesso fiorentino» si accostano frammenti e intagli di pietra in modo da comporre disegni che sembrano quadri.

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Un esempio di questa forma d’arte pregiata è il pannello di Cosimo II in preghiera ( Galleria degli Uffizi ), in cui il granduca si trova al centro con un ampio abito intessuto d’oro inginocchiato su un cuscino, mentre con la mano destra indica la corona e lo scettro che si trovano su un altare coperto da un broccato rosso. Il sovrano, leggermente in rilievo, si staglia su uno sfondo scuro, mentre a destra si apre una finestra dalla quale si intravedono i principali monumenti fiorentini. A rendere prezioso quest’oggetto sono i dettagli, che si evidenziano grazie alle venature e ai colori delle pietre arricchite dall’oro e da diamanti.